In questo particolare
periodo storico, tutti i clienti di cui ho trattato le cause di separazione o
divorzio, definite o in corso, mi hanno telefonato per sapere come comportarsi
con le visite ai figli. Visto
l’interesse di questo argomento facciamo un po’ di chiarezza.
Inizialmente non era
prevista nessuna limitazione a vedere i figli, conviventi con l’altro genitore,
secondo le condizioni stabilite nella separazione o divorzio. Era una delle
eccezioni all’uscire di casa. Ciononostante fin da subito sono emersi problemi,
soprattutto dopo la limitazione ad uscire dal Comune di residenza per andare in
un altro Comune.
Tra i vari DPCM che si
sono succeduti per adattarsi alla situazione così come si modificava, vige
attualmente
“il divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con
mezzi di trasporto pubblici o privati, in un Comune diverso
rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate
esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.
Ed e qui che sorge il
problema della gestione delle visite ai figli del genitore non convivente.
Teniamo conto che il
buon senso è quello che prevale sempre in queste situazioni, e ci si augura di
arrivare a decisioni concordate che tengano conto delle varie situazioni in cui
ogni famiglia si trova, purtroppo l’esperienza ci insegna che il buon senso
viene molto spesso a mancare.
Sono intervenuti i vari
Tribunali con decisioni tra di loro diverse, in base anche alla settimana in
cui tali decisioni venivano adottate.
I Tribunali di Bari,
Lecce, hanno ammesso la sospensione
delle visite ai figli, indicando però di favorire ed incrementare con i moderni
strumenti, videochiamata, skype, la frequentazione con il genitore non collocatario.
Questo perché, i DPCM emanati, con limitazioni alla
circolazione ed agli spostamenti, hanno l’importante
scopo di contenere il contagio, ciò comporta un sacrificio da parte di tutti,
minori compresi.
Queste decisioni, in
realtà son in contrasto con quelle delle linee guida del Governo, sono però giustificati
dal fatto che i diritti in gioco sono diversi, se da un lato c’è il diritto
alla frequentazione del figlio, dall’altro c’è anche il dovere del genitore di
tutelare la salute del figlio. I genitori vivendo separati hanno relazioni con
persone diverse e quindi il rischio di contagio per il figlio aumenta. C’è poi
anche il diritto alla salute pubblica riconosciuto dall’art 32 della Costituzione
sulla cui base sono stati emanati i DPCM a tutela dei cittadini e per contenimento
della pandemia.
In conclusione, il buon senso e una decisione condivisa, che tiene conto in via principale della salute dei figli, risolve il problema, senza necessità di rivolgersi ai Tribunali per far emettere decisioni, soprattutto in un periodo così modificabile da una settimana all’altra. Per il DPCM del 22.03.2020 clicca qui.